La dittatura europea

Intervista a Ida Magli di Alessio Cristianini | Adversus

http://www.adversus.it/societa/ida-magli-unione-europea.html

Bisogna ritornare immediatamente alla propria sovranità monetaria lasciando l’euro, come ha proposto anche l’ex ministro ed economista Paolo Savona; e se non si vuole abbandonare del tutto l’Unione, sospendere il trattato di Schengen, ripristinando i confini territoriali e il controllo delle persone e delle merci…”

La dittatura europea - Ida Magli

Ida Magli, antropologa e saggista, ha scritto e scrive per alcuni dei più importanti quotidiani a livello nazionale. Autrice di un lunghissimo elenco di saggi e trattati (per un elenco parziale vi rimandiamo a questo linkhttp://it.wikipedia.org/wiki/Ida_Magli), ha dato alle stampe proprio di recente un libro dal titolo estremamente esplicito, e in assoluta controtendenza: “La Dittatura europea”.

Su questa Unione Europea che tanto sta condizionando il nostro presente, e di cui obiettivamente ben poco sappiamo a parte quello che ci raccontano giornali e tv, abbiamo intervistato l’autrice e le abbiamo posto alcune domande sui temi che vengono affrontanti nel libro. Temi che trovano ben poco spazio, ma la cosa non sorprende, sui media tradizionali.

Lei è da sempre una strenua oppositrice del progetto dell’Unione Europea. Ha appena pubblicato un nuovo libro, dal titolo molto esplicito e diretto “La Dittatura Europea – BUR Edizioni” Perché ha scelto proprio questo momento storico per dare alle stampe questo suo nuovo libro?
Anche il mio primo libro, pubblicato dalla BUR nel 1997, aveva un titolo esplicito: “Contro l’Europa” e spiegava quali erano i motivi per i quali il progetto di unificazione europea era sbagliato e sarebbe fallito. Siccome sono di professione uno scienziato e non un indovino, dovrei rallegrarmi dell’esattezza dell’analisi e della previsione fatta allora, ma sono invece piena di dolore e di rabbia a causa della protervia dei detentori del potere che hanno voluto a tutti i costi costruirsi un impero mandando i sudditi in rovina. Ho scritto questo secondo libro nella speranza di fare ancora in tempo ad avvertire gli Italiani e tutti gli altri popoli d’Europa a mettersi in salvo prima del terremoto, ma anche e soprattutto per lasciare agli storici di domani i documenti, con nomi e cognomi, dei responsabili della catastrofe.

Quali sono gli scopi e gli obiettivi non dichiarati dell’Unione Europea, secondo lei?
L’obiettivo già raggiunto è il trasferimento del potere di governo dai politici ai banchieri, di cui però nessuno parla come se non fosse stata soppressa la democrazia visto che non sono eletti da nessuno.

L’obiettivo in via di raggiungimento è la distruzione dell’Europa come entità politica, economica e culturale. Le maggiori conseguenze negative (invasione immigratoria, perdita di valore della moneta con il passaggio all’euro, coercizione dei prodotti sul mercato, allineamento ai peggiori costumi americani del politicamente corretto e della “non-forma”, cancellazione della civiltà europea) non sono state infatti ricadute casuali del processo di unificazione ma scopi previsti e volutamente provocati.

L’obiettivo non dichiarato per il prossimo futuro, una volta tolta di mezzo la civiltà europea ed esteso il governo dei banchieri a una buona parte del pianeta sotto la guida angloamericana (non dimentichiamoci che vi è incluso il Commonwealth) sembrerebbe quello di giungere al Nuovo Ordine mondiale: una sola lingua, una sola moneta, una sola religione, una sola cultura. Io però ritengo che la mondializzazione, in quanto comporterebbe l’annullamento di tutte le capacità creative della specie umana, non possa costituire la meta finale di persone ragionanti quali i potentissimi massoni-banchieri che hanno in mano il destino del mondo, ma che si tratti piuttosto dello strumento per un progetto che non conosco.

Quanto conta il Parlamento Europeo, quello dove siedono quelli che vengono ‘eletti direttamente dai cittadini’ come si legge nella pagina di presentazione del sito ufficiale del parlamento Europeo?
Praticamente nulla. E’ servito esclusivamente a mettere in atto la finzione dell’esistenza di uno Stato europeo per ingannare i popoli. Oltre, ovviamente, a moltiplicare ricchissime poltrone al servizio dei dirigenti dei Partiti nazionali per collocarvi i propri uomini e ad assorbire una montagna di denaro pubblico (l’UE è finanziata distraendo una parte dell’IVA di tutti gli Stati aderenti)) da spendere a capriccio. Da qui provengono le incredibili “stranezze” delle normative europee: sono semplici persone che perdono la testa, immerse in un mondo privo di parola (27 lingue diverse significano appunto non poter parlare), con immense ricchezze e immenso potere di cui non sanno cosa fare.

Chi comanda l’Unione Europea? Chi prende le decisioni che ci riguardano così direttamente (e drammaticamente)? Quali sono le vere forze in campo? I politici quanto contano?
I manipolatori della finanza e i banchieri. Diciamo: una ventina di persone. Bisogna poi tenere conto del fatto che questi sono tutti massoni, oppure appartenenti agli altri club più potenti come il Bilderberg, la Commissione Trilaterale, l’Aspen Institut. Questi Club spingono la carriera di quei pochi politici cui spetta il compito di “coprire” i banchieri o di scambiarsi i posti con loro (vedi Ciampi) . Il grande tramestio dei politici intorno ad argomenti miserrimi serve a distrarre l’attenzione dalle cose importanti e a convincere i poveri sudditi che se non ubbidiscono ai banchieri andranno a fondo. E’ questo il motivo essenziale del totale vuoto della Sinistra: far credere di stare dalla parte degli operai facendo gli interessi dei banchieri è un’impresa impossibile.

Il trattato di Lisbona. Può spiegarci in poche righe l’obiettivo di questo travagliato e misterioso – per molti aspetti – trattato? Cosa cambia? E perché la sua ratifica è divenuta un caso tanto importante? Serve davvero solo ad ‘assicurare il buon funzionamento dell’UE allargata’? È vero che tra le tante novità il trattato di Lisbona reintroduce la pena di morte all’interno dell’Unione europea?
L’obiettivo è in parte fallito perché si voleva “costituzionalizzare”, rendendoli perciò sacri e intangibili, i contenuti dei vari trattati già firmati in precedenza, mentre come Costituzione è stato bocciato nei referendum popolari a conferma di quanto l’unificazione europea sia stata realizzata contro la volontà dei popoli. Il senso di “mistero” che l’accompagna è dato dalle implicazioni etico-spiritualistiche nascoste nell’astrusità di un linguaggio catechistico adoperato appositamente per renderlo indecifrabile ai comuni mortali ma interpretabile a piacere dai sacerdoti addetti. Faccio un esempio per tutti, anche se si tratta di un argomento vastissimo e che dovrebbe essere discusso a gran voce ovunque: la presenza della Carta dei Diritti umani nel trattato di Lisbona come strumento obbligatorio del Potere tanto che proprio partendo dal cosiddetto “diritto alla vita” sono discesi i vari distinguo che hanno portato alla possibilità della condanna a morte “per atti commessi in tempo di guerra o di imminente minaccia di guerra”.

All’inizio questo passo apparteneva al Consiglio d’Europa, non all’UE, poi è tortuosamente arrivato fino al Trattato di Lisbona, con tale fumosità di articoli incastrati l’uno nell’altro che io non sono in grado di rispondere con certezza alla domanda se il trattato di Lisbona reintroduce la pena di morte: probabilmente sì, o meglio: nella volontà dei potenti, sì, ma senza dichiararlo apertamente. Dipende da come vorranno applicarlo i giuristi.

Affermare che un trattato serva ad assicurare il ” buon funzionamento” di tante Nazioni e di tanti Popoli è ovviamente una presa in giro. La situazione odierna, del resto, lo dimostra dato che perfino la Germania sta sul punto di esclamare il fatidico: “liberi tutti!”.

Tutto questo nel silenzio o quasi dei media. Perché?
Questo è il problema più difficile da spiegare pur essendo la causa principale della condizione di impotenza in cui ci troviamo. E’ il fenomeno che fa più paura. Vigliaccheria, ignoranza, corruzione, stupidità: senza dubbio tutti questi elementi sono in gioco. Ma non mi sembra possibile che non sia riuscito a sfuggirvi neanche un giornalista, neanche un opinionista, malgrado le numerosissime voci e forme di comunicazione che esistono oggi nella nostra società.

Purtroppo c’è da aggiungere che il silenzio dei giornali a stampa aggrava la non autorevolezza delle voci del web che sono invece molto attive. Se mi è permesso, porto come esempio il fatto che, malgrado io sia naturalmente conosciutissima al Corriere, che il mio libro sia pubblicato dalla Rizzoli Rcs e citi in un capitolo la “bandiera dell’UE che troneggia sulla testata del Corriere della Sera”, nessuno al Corriere l’ha recensito, neanche per contestarlo.

Come si vive, e si lavora, quando si decide di prendere una posizione pubblica così forte e contraria ad un progetto che vede coinvolti interessi e poteri davvero molto forti?
Io faccio la vita di sempre e il lavoro di sempre. Certo, mi sono impegnata in un grande sforzo (confortata però dalla fiducia del Direttore della BUR, Ottavio Di Brizzi, cui si deve questa pubblicazione), scrivendo questo libro in prima persona, cosa che non avevo mai fatto prima. Volevo far sentire il più possibile agli Italiani, attraverso la mia stessa passione, l’urgenza e la drammaticità della situazione in cui ci troviamo. Spero che qualcuno si unisca a me uscendo dal silenzio e diffondendo il più possibile le riflessioni che ho scritto. Se fossimo anche soltanto in 10 o in 20 fra quelli che ne hanno il dovere e la possibilità, a gridare come stiano realmente le cose, i famosi “poteri forti” diventerebbero molto più deboli. La loro forza consiste più che altro nel fatto che tutti li aiutano, soprattutto i giornalisti, a non far conoscere neanche i dati fondamentali. Un esempio sarà sufficiente: quanti sono gli Italiani, al di fuori del web, che sanno che la Banca d’Italia non è per nulla la Banca di Italia perché appartiene a dei ricchissimi privati, ivi compreso il Signor Draghi, e non allo Stato italiano? E che lo stesso discorso vale per la Banca centrale europea che pure domina ormai la nostra vita?

Siamo in un vicolo a senso unico o, realisticamente, se ne può ancora uscire. E a quali costi? Come andrà a finire, secondo lei?
Credo di sì, che si possa uscirne. Bisogna ritornare immediatamente alla propria sovranità monetaria lasciando l’euro, come ha proposto anche l’ex ministro ed economista Paolo Savona; e se non si vuole abbandonare del tutto l’Unione, sospendere il trattato di Schengen, ripristinando i confini territoriali e il controllo delle persone e delle merci. Il problema è che nessun politico in Italia ha mai espresso un parere negativo sull’UE e la volontà dei cittadini per quanto riguarda l’UE non è mai stata tenuta in nessun conto. Tuttavia, perlomeno adesso che l’euro barcolla e che è diventato chiaro a tutti quello che Lucio Caracciolo ha sintetizzato nella frase “L’Europa è un bluff”, forse anche qualche partito può cominciare a prendere l’iniziativa: il partito di Grillo, per esempio, quello di Di Pietro dove è presente Lannutti, autore del saggio “La repubblica delle banche”, forse anche la Lega e il partito di Cristiano Magdi Allam che si sono fatti vivi con me a questo proposito. Se si comincia a parlarne a viso aperto, facendogli capire che avrebbero molti consensi, li si aiuta a venire allo scoperto. Ci sarebbero dei costi, ma nulla in confronto al cappio al collo che abbiamo oggi e al sicuro crac di domani. Il crac è sicuro perché – mi sia permesso ripeterlo- l’UE è stata fatta volutamente per distruggere l’Europa.

Come andrà a finire non lo so perché siamo governati da persone che ci hanno ingannato e tradito (banchieri e politici insieme) fin dall’inizio della Repubblica, quando hanno scritto nella Costituzione l’articolo 11 per toglierci l’indipendenza. Era un banchiere, Governatore della Banca d’Italia, quel Luigi Einaudi che l’ha dettato. Con questo è detto tutto. Non ho ancora sentito nessun politico proporre nella riforma della Costituzione l’abolizione dell’articolo 11.

Grazie alla Professoressa Ida Magli, 14 gennaio 2011