KANT: LE TRE IDEE DELLA RAGIONE E LE PRESUNTE SCIENZE

Le tre idee della ragione e le presunte scienze

La ragione, come «facoltà dell’incondizionato»[25] elabora delle idee che non hanno un contenuto ma che esprimono semplicemente l’esigenza umana di cogliere l’assoluto. Questo bisogno della ragione di andare oltre i limiti dell’esperienza si fonda su tre idee:

  • idea dell’anima: intesa come unificazione in una sola totalità di tutti i fenomeni relativi all’io;
  • idea del mondo (o cosmo): come unificazione in una totalità dei fenomeni della natura;
  • idea di Dio che tende a unificare in un’unica totalità assoluta e necessaria tutti gli oggetti del pensiero.

A ciascuna di queste tre idee Kant associa una presunta scienza (ma in realtà metafisica) che, procedendo erroneamente oltre il limiti del pensiero, giunge a conclusioni sbagliate.

  • L’anima è studiata dalla psicologia razionale che è fondata, secondo Kant, su un paralogismo, cioè su un ragionamento errato che consiste nell’applicare la categoria di sostanza all’io penso rendendolo così una realtà eterna, spirituale, immortale, incorruttibile e personale. In realtà l’io penso è un’unita formale che non ha nessuna prova empirica e di cui quindi non è possibile conoscere nulla, ma è soprattutto una funzione logica a cui non si possono applicare le categorie che agiscono solo sugli elementi di derivazione empirica.
  • Il mondo è studiato dalla cosmologia razionale che pretende di riuscire a spiegare il cosmo nella sua totalità, cosa impossibile a partire dal fatto che è impossibile avere un’esperienza di tutti i fenomeni, ma si può avere solo di alcuni. Pertanto i metafisici, quando tentano di spiegarlo, cadono in procedimenti razionali contraddittori con sé stessi (antinomie) e cioè due ragionamenti egualmente validi e dimostrabili dal punto di vista razionale, ma opposti tra di loro e tra cui è quindi impossibile operare una scelta poiché manca un criterio valido.[26]
  • Prima antinomia

Finito ↔ Infinito

  • Tesi: il mondo ha un inizio nel tempo e, nello spazio, è chiuso dentro limiti.
  • Antitesi: Il mondo è infinito sia nel tempo che nello spazio.

Nella dimostrazione Kant fa riferimento alla categoria della qualità.[27]

  • Seconda antinomia

Divisibilità ↔ Indivisibilità

  • Tesi: ciascuna cosa è composta da parti semplici che costituiscono altre cose composte da parti semplici.
  • Antitesi: non esiste nulla di semplice, ogni cosa è complessa.

Nella dimostrazione Kant fa riferimento alla categoria della quantità.

  • Terza antinomia

Libertà ↔ Causalità

  • Tesi: La causalità secondo le leggi della natura non è la sola da cui possono essere derivati tutti i fenomeni del mondo. È necessario ammettere per la spiegazione di essi anche una causalità per la libertà.
  • Antitesi: Nel mondo non c’è nessuna libertà, ma tutto accade unicamente secondo leggi della natura.

Nella dimostrazione Kant fa riferimento alla categoria della relazione

  • Quarta antinomia

Dio causa prima ↔ Natura incausata

  • Tesi: esiste un essere necessario che è causa del mondo.
  • Antitesi: non esiste alcun essere necessario, né nel mondo né fuori dal mondo che sia causa di esso.

Nella dimostrazione Kant fa riferimento alla categoria della modalità.

  • Dio è invece l’oggetto di studio della teologia razionale, ma è al tempo stesso una concezione che trae le proprie origini da semplici passaggi razionali e non empirici. Per tanto nulla può essere detto sulla sua natura, ma i teologi hanno elaborato, per colmare questa mancanza, tre prove dell’esistenza di Dio:
    • Ontologica: Questa dimostrazione di Dio viene proposta per la prima volta da Sant’Anselmo d’Aosta. Delle tre prese in considerazione da Kant, questa è forse la più raffinata dal punto di vista logico, basandosi su di un solido ragionamento deduttivo a priori. Se Dio viene definito come l’essere perfettissimo, del quale non si può pensare niente di maggiore, non può esistere solo nella mente ma anche nella realtà. Da ciò segue che non si può pensare Dio come essere perfettissimo, senza postulare la sua esistenza, in quanto potrei pensare a un essere uguale, ma non esistente nella realtà, ma questa è una contraddizione interna al mio ragionamento, perciò Dio deve esistere anche nella realtà. Kant dice che questo ragionamento si basa su di un salto mortale metafisico, che dal piano logico passa al piano ontologico. L’idea di perfezione non contiene al suo interno l’esistenza, che quindi non può essere dedotta a priori, ma solamente a posteriori; Anselmo considerava l’esistenza un predicato, mentre è un quantificatore, come dimostrato da Gottlob Frege nei suoi Scritti postumi del 1986.
    • Cosmologica: La prova cosmologica dell’esistenza di Dio si basa sulle cinque vie di San Tommaso d’Aquino. Queste si basano sulla logica aristotelica. È evidente che il mondo sia regolato sul principio di causa-effetto, e risalendo a ritroso la catena causale si deve ammettere la presenza di una causa prima incausata, poiché se non esiste la causa, non esisterebbe l’effetto, ma se esiste l’effetto, deve necessariamente esistere la causa, che coincide con Dio. Kant sostiene che questo argomento è fondato sull’errata applicazione della categoria di causalità, utilizzata per passare dal mondo fisico-fenomenico al piano metafisico. Inoltre questa dimostrazione di Dio richiama implicitamente la prova ontologica, in quanto la causa è necessaria e perfetta non può fare a meno di esistere;
    • Fisico-teologica o Teleologica: Delle tre, questa è la prova più intimamente accettabile, poiché afferma l’esistenza di una realtà ordinata e strutturata, deve esserci una mente ordinatrice, che viene associata con Dio. Per spiegare l’ordine della natura, bastano le sole leggi scientifiche e non un essere metafisico. Da questo punto di vista, basterebbe soltanto un dio ordinatore e non creatore, quindi il Demiurgo platonico e non il Dio creatore cristiano. Perciò si ricade nella prova cosmologica, in quanto questo essere sarebbe la causa della natura (tesi già anticipata da D. Hume – autore ben presente a Kant – nei “Dialoghi sulla religione naturale”, aggiungendo che l’argomento teleologico, basandosi sull’analogia tra mondo e macchina, implicherebbe l’esistenza di una molteplicità di ordinatori; infatti, più è grande una “macchina”, di più artefici necessita).

L’uomo ha sempre preteso di dimostrare l’esistenza di un Essere che abbia le stesse caratteristiche del mondo (mirabile, saggiamente conformato, ecc.), ma trascura che queste caratteristiche sono determinate e relative a noi, che in quanto finiti non possiamo fare esperienza dell’infinito – ed è in fondo anche per questo motivo che il pensiero critico kantiano può essere definito “ermeneutica della finitudine”, interpretazione del finito o filosofia del limite.
Kant però non assume una posizione atea né agnostica, in quanto non nega l’esistenza di Dio ma semplicemente la possibilità di dimostrarla, e ciò proprio con l’intento di salvare la fede. Secondo Kant, infatti, l’unico modo per sconfiggere lo scetticismo consiste nel mettere in salvo le verità metafisiche dal fallimento dei tentativi di dimostrarle razionalmente, approdandovi per una via diversa da quella teoretica. «Ho eliminato la scienza per far posto alla fede» scriverà nella prefazione alla seconda edizione della Critica della ragion pura. La figura di Dio e le altre verità metafisiche saranno quindi oggetto di altri ambiti, di cui si occuperà la Critica della Ragion Pratica.

All’interno della pura speculazione filosofica invece, le idee trascendentali o metafisiche non hanno una funzione costitutiva ma soltanto regolativa. Esse rappresentano una sorta di idea limite verso le quali dirigere la conoscenza del mondo. Il concetto di noumeno perde così il suo attributo di esistenza, e rappresenta solo il concetto limite di ogni nostra idea, assumendo soltanto valenza logica. Per questo la filosofia kantiana viene chiamata filosofia del limite.

Su queste basi Kant opera un nuovo concetto di metafisica come “scienza dei concetti puri”, intendendo ovvero la dialettica come “studio delle idee” (significato ripreso da Platone ma in senso trascendentale). Questa è divisa in “metafisica della natura”, che studia i principi a priori della conoscenza della natura, e “metafisica dei costumi”, che studia i principi a priori dell’azione morale.